Come è possibile che il fitness e l’allenamento cardiovascolare, meglio conosciuto come “cardiofitness”, possano avere un impatto sulle funzioni cerebrali?
Nel periodo di età adulta che va dai 40 ai 50 anni, spesso capita di dimenticarsi le cose più semplici, ad esempio l’ubicazione di un determinato oggetto che si aveva in mano poco prima, oppure cosa si voleva dire in un determinato discorso.
Tutto normale: sono le prime avvisaglie della mancanza di memoria, conferma del tempo che passa.
Questi segnali tipici della mezza età, non sono uguali per tutti e possono manifestarsi prima in alcune persone, dopo in altre.
Senza dubbio la genetica ha un ruolo importante in questo degrado cellulare, ma anche lo stile di vita può agire in maniera positiva o negativa sul declino cognitivo: l’esercizio fisico e il fitness possono combattere questi sintomi e garantire all’individuo una qualità fisica e psicologica migliore.
Per molto tempo, questa teoria è rimasta solo una convinzione, ma oggi assume anche un valore scientifico.
Lo studio CARDIA (Coronary Artery Risk Development), nella metà degli anni ’80 reclutò migliaia di giovani americani tra i 18 e i 30 anni per determinarne i parametri vitali legati alla salute, tra cui l’efficienza cardiorespiratoria (testata con valutazioni massimali al tapis roulant).
A distanza di circa venticinque anni, il CARDIA ha invitato circa 2.750 degli originali partecipanti, di sottoporsi nuovamente ad alcuni esami per l’efficienza cardiovascolare e il declino cognitivo.
Poi i soggetti sono stati invitati ad eseguire una batteria di test destinata a misurare la memoria e la capacità cognitiva, soprattutto in occasioni in cui si devono prendere velocemente delle decisioni e produrre risposte accurate.
Nei risultati, è stato sorprendente vedere che, tutti i soggetti che venticinque anni prima avevano ottenuto un tempo significativamente più lungo al tapis roulant, erano proprio quelli che ricordavano meglio le lunghe liste di nomi e parole dei test cognitivi. Ogni minuto in più passato sul treadmill, si è tradotto in 1-2 parole ricordate in più e in meno errori nei riconoscimenti.
Secondo i ricercatori, questi risultati sono molto promettenti se si calcola che, essendo il declino cerebrale estremamente lento, ricordare due parole in più equivale ad avere un anno di invecchiamento cerebrale in meno.