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Scoliosi Idiopatica: come curarla

La scoliosi è una deformazione della colonna vertebrale che si manifesta con una deviazione del suo normale allineamento frontale con associata una rotazione dei corpi vertebrali.
In base all’età di comparsa della deviazione viene definita infantile (fino a tre anni), giovanile (dai 3 anni fino alla pubertà), adolescenziale (dalla pubertà fino alla completa maturazione ossea).

In base alle cause possiamo distinguere diversi tipi di scoliosi:

  • congenite (dovute a difetti vertebrali, eventualmente associati a difetti di altri organi che si possono produrre già in fase di sviluppo embrionale);
  • neuromuscolari (esiti di poliomielite, distrofie muscolari, ecc.);
  • collagenopatiche (alterazioni primitive del collagene e di altre forme reumatiche gravi);
  • idiopatiche, delle quali non è ben chiara l’origine ma che rappresentano più dell’80% del totale.

La scoliosi idiopatica è presente nello 3% della popolazione; colpisce il sesso femminile con un rapporto di 4:1 rispetto a quello maschile.

Rispetto alle cause, studi anche molto recenti tendono a supportare l’ipotesi che la scoliosi idiopatica abbia un’origine genetica in grado di determinare una “ritardata maturazione” di alcuni centri nervosi di controllo della postura e del movimento e di provocare alterazioni biochimiche e neuromuscolari.

Fra i potenziali effetti negativi della scoliosi figurano lo sviluppo progressivo di deformità antiestetiche, problemi sociali e psicologici sia durante l’infanzia (immagine negativa di sé, isolamento sociale) sia nell’età adulta (per esempio una riduzione nelle opportunità lavorative) e costi per il trattamento.

 

È POSSIBILE PREVENIRLA?

Purtroppo la scoliosi, a differenza di altre, non è una patologia che può essere prevenuta. Quello che è auspicabile è piuttosto una diagnosi precoce che aumenterà la possibilità di successo del trattamento con un miglioramento del grado di curvatura e/o con contenimento del peggioramento (prevenzione secondaria).

Dobbiamo anche considerare che la scoliosiha un certo grado di familiarità, nel senso che se qualcuno in famiglia ce l’ha, è probabile che anche altri ne soffrano, sia pure con diversa gravità: è importante quindi fare attenzione a figli e nipoti per cercare di accorgersi il prima possibile di una eventuale sua comparsa.

La scoliosi è del tutto asintomatica: mentre nell’adulto scoliosi di un certo grado non curate, possono portare a dolore, deformità progressiva e a volte problemi cardiorespiratori, durante la crescita non si hanno sintomi evidenti, tanto che la patologia viene individuata spesso casualmente da un osservatore esterno (un genitore, un parente,….) o tramite una valutazione fatta dal pediatra o dal medico dello sport per il rilascio dei certificati di idoneità sportiva. Lo screening scolastico, per via dei costi per lo stato, è purtroppo caduto in disuso ed è stato lasciato ormai solo all’iniziativa spontanea di alcuni plessi scolastici.

 

EVOLUZIONE E ACCRESCIMENTO

Una volta comparsa, la scoliosi non rimane stazionaria nella sua entità, ma tende ad aggravarsi (con meccanismi differenti), sia durante l’accrescimento, sia in età matura.

Nel corso dell’accrescimento accade che le vertebre facenti parte della curva scoliotica sono fisiologicamente sottoposte ad un assorbimento asimmetrico del carico statico e dinamico che grava sulla colonna; la metà della vertebra che si trova dal lato della concavità della curva dovrà sopportare un carico maggiore rispetto alla metà che si trova verso la parte convessa. Da qui la probabilità di una crescita non simmetrica di ciascuna vertebra: essa crescerà più liberamente (ed in maggior misura) laddove è sottoposta ad un carico minore (lato della convessità della curva scoliotica), ed al contrario crescerà con maggior fatica (ed in misura minore) laddove il carico fa sentire maggiormente i suoi effetti (lato della concavità della curva scoliotica).

Da tale ragionamento conseguono due concetti fondamentali nella comprensione del possibile aggravamento della scoliosi. Il primo riguarda il fatto che la scoliosi si aggrava perché la colonna cresce (e quindi è proprio nella fase di accrescimento del giovane che l’aggravamento avviene); il secondo che, mano a mano che la deformità si incrementa (cioè la curva si aggrava), l’asimmetria di carico sulle vertebre (e l’accrescimento asimmetrico delle stesse) si accentua.

E’ quindi l’accrescimento l’elemento fondamentale, poiché esso appare estremamente importante per conoscere a fondo l’evoluzione della scoliosi.

Dopo un primo periodo di rapido accrescimento che si ha nell’infanzia fino ai 3 anni, la colonna rallenta la sua velocità di crescita fino a quando si arriva all’età puberale (9-12 anni): l’inizio di tale periodo – denominato Periodo di Accrescimento Rapido Vertebrale – corrisponde, per entrambi i sessi, alla comparsa di alcuni segni chiari (comparsa dei peli pubici ed ascellari; cambiamento della voce nei maschi, comparsa del mestruo).

E’ proprio in questo periodo che, in presenza di una scoliosi, è dato di assistere al più rapido aggravamento della curva scoliotica. Da quanto detto si può facilmente ricavare che la presenza di una scoliosi in età prepubere, sebbene debba essere attentamente valutata e precocemente corretta, impone minori attenzioni di quante non si debbano porre nei pressi (cioè subito prima) e nel corso del Periodo di Accrescimento Rapido Vertebrale.

 

COME CI SI DEVE COMPORTARE?

Pur essendo l’età pre-puberale e puberale un periodo difficile nel rapporto tra genitori e figli è bene che i genitori osservino la schiena dei propri figli, anche solo in modo informale mentre si spogliano o sono a dorso nudo per giocare.

Non appena ci si accorgesse di eventuali asimmetrie o deformità anche lievi in questa fascia d’età è bene parlarne col pediatra per poi approfondire adeguatamente la questione.

E’ fondamentale rivolgersi ed affidarsi a specialisti che siano esperti di scoliosi, non a ortopedici e/o fisiatri che si occupino di altre patologie. La profonda conoscenza della scoliosi e la numerosità dei casi clinici che vengono seguiti sono garanzia di affidabilità e sicurezza in una patologia così complessa e a volte imprevedibile come la scoliosi.

Lo specialista effettuerà un esame fisico del paziente per rilevare gli elementi necessari alla diagnosi e consiglierà l’eventuale esecuzione di radiografie specifiche  che serviranno a completare il quadro del paziente e a monitorarlo nel tempo.

Lo specialista misurerà, fra le altre cose, il grado della deviazione e della rotazione vertebrale (che si manifesta con la comparsa di una deformità chiamata “gibbo”).

Sulla base di tutti gli elementi raccolti consiglierà il tipo di trattamento più idoneo ad ogni soggetto.

 

COME SI CURA?

Esistono due tipi di cure: quelle chirurgiche e quelle non chirurgiche.

Quelle non chirurgiche, che costituiscono la stragrande maggioranza dei casi, consistono in un programma di fisioterapia mirato (non la semplice ginnastica vertebrale o posturale….) che ha come obiettivi specifici il lavoro nei tre piani dello spazio (così come è la curva scoliotica), la presa di coscienza della propria curvatura e delle sue possibili correzioni e l’automatizzazione di queste correzioni in via autonoma e nella vita quotidiana.

Molto spesso si rende necessaria l’adozione di un corsetto ortopedico correttivo da indossare anche parecchie ore al giorno che consenta di contenere e controllare le deformità. Anche qui è necessario che esso venga ben studiato e infine realizzato da esperti di corsetti per scoliosi. In questo caso è fondamentale una fase di rieducazione preparatoria al corsetto che permetterà di “far funzionare” meglio le spinte che vengono realizzate nel corsetto stesso. In altri casi un po’ più ostici si può ricorrere alla realizzazione di busti di gesso che vengono mantenuti e poi modificati nel corso dei mesi.

Nelle forme molto gravi, per fortuna rare in percentuale, si può giungere alla scelta chirurgica. L’intervento, seppur attualmente sia molto migliorato tecnicamente rispetto al passato, è piuttosto invasivo ed è mirato a riallineare e a correggere le deformità vertebrali e toraciche.

 

SI PUÒ FARE SPORT CON LA SCOLIOSI?

La pratica di un’attività sportiva regolare e non ad alti livelli (cioè senza un carico di allenamenti quotidiano e svolto per diverse ore), non ha influenza negativa sulla scoliosi. Anzi, essa migliora in maniera incisiva le condizioni fisiche di base.

Nel passato (e qualcuno lo fa ancora oggi senza giusta ragione!), si tendeva a riporre nel nuoto la funzione di attività correttiva per la scoliosi pensando che ci fosse una correlazione tra il peggioramento della scoliosi  e la forza di gravità. La colonna è progettata per affrontare la forza di gravità e a questo la si deve allenare.In assenza di gravi situazioni di rischio, ma molto rare, la pratica un’attività sportiva, qualsiasi essa sia, non solo è auspicabile, ma è un elemento favorevole in più nella cura e nel contenimento del danno scoliotico.

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fabioparolini