La lombalgia non è altro che il più comunemente conosciuto “mal di schiena” e si manifesta nella maggior parte dei casi come un dolore nell’area appena al di sopra dei glutei. Una irradiazione alla coscia, alla gamba o al piede suggerisce il coinvolgimento delle radici nervose (sciatalgia o sciatica).
Il mal di schiena, in generale, si osserva più frequentemente nelle donne con un rapporto di 2 a 1. La frequenza del mal di schiena propriamente detto aumenta con l’avanzare dell’età (dai 65 agli 84 anni si va dal 75 al 93%), mentre i problemi di sciatalgia e ernia del disco sono più frequenti nella popolazione giovane adulta tra i 20 e i 50 anni. Da cosa possono dipendere mal di schiena ed ernia del disco? Ci può essere una predisposizione familiare(spesso tra familiari possono essere presenti disturbi analoghi), vi è maggior incidenza nei fumatori, nei soggetti obesi (non in chi ha un semplice sovrappeso di lieve entità), in chi fa molto uso di mezzi motorizzati (camionisti, rappresentanti, ecc.), in chi svolge lavori molto pesanti oppure troppo sedentari, in atleti che sono sottoposti, per disciplina, ad allenamenti pesanti o a gestualità ripetitive. Anche lo stress, ansia e le tensioni quotidiane/lavorative possono influire negativamente sul mal di schiena e sul suo processo di guarigione.
L’ernia del disco si ha quando la parte centrale gelatinosa del disco intervertebrale trapassa la parte posteriore/laterale dello strato più esterno (anello fibroso) e fuoriesce causando una irritazione o una compressione delle radici nervose. Prima dell’erniazione vi sono diversi stadi intermedi che vengono definiti come “protrusioni” e che fanno parte, insieme all’ernia, dell’ampio gruppo delle discopatie. Il mal di schiena può insorgere acutamente o in modo progressivo, sia spontaneamente che in seguito a sforzi improvvisi od intensi o prolungati, oppure dopo aver mantenuto una posizione scorretta per lungo tempo. Il movimento diventa difficoltoso e può accentuare il disturbo. Altre volte si accentua in posizione seduta od eretta e si attenua camminando o cambiando spesso postura. Il paziente può accusare diversi tipi di disturbi: principalmente dolore, alla schiena o alla gamba, ma anche formicolio, riduzione della sensibilità, riduzione della forza in alcuni distretti specifici. Negli anni gli approcci sono notevolmente cambiati e sono diventati molto meno invasivi, ma si è soprattutto capito che, con un buon programma di fisioterapia ed una corretta educazione alle abitudini di movimento e di postura insieme ad un eventuale supporto farmacologico iniziale, il paziente può recuperare un eccellente condizione e ritornare a svolgere le proprie attività quotidiane.
L’opzione chirurgica si deve valutare solo quando si manifestano segni neurologici di “compressione” del nervo, ossia riduzione o perdita dei riflessi osteotendinei, perdita della sensibilità e perdita della forza in alcuni distretti precisi. Oppure quando il dolore persiste in modo importante da più di tre mesi e non si riesce a modificare con il trattamento conservativo (farmaci, fisioterapia, altre terapie…..) condizionando in modo rilevante la vita del paziente. Esiste solo una parziale correlazione tra esami radiologici e sintomatologia del paziente; questo vuol dire che possiamo trovarci di fronte ad una risonanza magnetica che ci mostra un’ernia di grosse dimensioni con sintomi del tutto modesti o, al contrario, piccole protrusioni che però portano al paziente disturbi molto rilevanti. E’ importante capire che il trattamento non consiste nel “far rientrare l’ernia”: questo è un concetto erroneo, anche se largamente diffuso. L’ernia può subire delle modificazioni del suo profilo, a volte può dissolversi in modo naturale, altre volte il problema del disco rimane ma scompare la sintomatologia perché si modificano le altre componenti che possono essere causa del dolore (rigidità articolare, condizione muscolare e posturale, infiammazione…..) e nulla deve far ragionare in termini di “riposizionamento” della parte erniata. Il trattamento del paziente con mal di schiena consiste inizialmente nel cercare di ridurre la sintomatologia attraverso l’impiego di terapie manuali e/o strumentali, attraverso esercizi specifici e mediante l’impiego di farmaci se necessario. Ridotta la sintomatologia il paziente non può dirsi guarito. E’ necessario ricostruire la condizione fisica e motoria ottimale per far si che i sintomi non ritornino; si devono pertanto “risvegliare” quei muscoli profondi che hanno la funzione di proteggere e stabilizzare i segmenti vertebrali coinvolti e si deve educare il paziente affinché si muova in maniera corretta e mantenga un’attività motoria regolare e costante. Dobbiamo ricordare che la cura primaria per il mal di schiena rimane la prevenzione: corrette abitudini di vita (movimenti, posture, attività motoria, alimentazione….) ci permettono di creare delle condizioni favorevoli affinché il mal di schiena non si manifesti. La prevenzione secondaria si fonda invece su un intervento rieducativo che coinvolge molte figure professionali per cercare da un lato di ristabilire le condizioni precedenti all’evento e dall’altro di allontanare il rischio di eventuali recidive. Vivere una vita normale dedicandosi anche alle proprie passioni è possibile anche per chi soffre di mal di schiena e pur in presenza di ernie o di discopatie a patto che, non solo chi cura, ma anche chi si fa curare affronti in modo serio e coerente il problema.