La nostra colonna vertebrale vista di profilo presenta 4 curvature, 2 cifosi e 2 lordosi che, proprio come una molla, servono ad ammortizzare e adissipare le forze a cui il corpo è sottoposto. Queste curve sono le stesse che caratterizzano la postura, ossia il nostro portamento.
L’età evolutiva e l’adolescenza rappresentano un momento critico di maturazione della schiena; in questo periodo si può assistere ad un’alterazione delle curve che possono aumentare come grado di curvatura (iperlordosi lombare, ipercifosi toracica o dorso curvo), diminuire (ipolordosi, dorso piatto, dorso cavo) o modificarsi nella loro normale distribuzione (cifosi dorso-lombare o lombare).
COSA SI INTENDE PER DORSO CURVO
Per dorso curvo si intende un aumento della fisiologica cifosi dorsale. L’impatto estetico è il problema che più salta all’occhio, ma spesso è il mal di schiena l’elemento che tende a caratterizzare questa condizione, soprattutto in età adulta. Al dorso curvo si associa spesso un progressivo irrigidimento della colonna che, se non trattato, contribuisce a peggiorare il quadro clinico e a rendere difficile il suo recupero.
DORSO CURVO: LE CAUSE
Non è ancora ben chiara la causa che porta all’aumento della curva dorsale; si ipotizza ci sia un’alterata crescita delle singole vertebre, come nel caso del Morbo di Scheuermann, oppure un costante accorciamento dei tessuti anteriori con una ridotta capacità di tenuta dei muscoli posteriori e anche un atteggiamento posturale di preferenziale chiusura psicologica. Alcune scuole di pensiero tendono ad annoverare tra le cause le alterazione dell’occlusione dentale e l’appoggio dei piedi, ma, ad ora, rimangono ancora ipotesi con scarse dimostrazioni scientifiche.
DORSO CURVO: LA DIAGNOSI
La diagnosi di Ipercifosi Toracica o Dorso Curvo è radiografica e/o clinica: la radiografia in proiezione laterale permette di misurare il grado di curvatura e di verificare le condizioni delle vertebre, escludendo anomalie anatomiche o più gravi, mentre a livello clinico vengono misurate le frecce, ossia le distanze tra il filo a piombo e alcuni punti di riferimento anatomico. Le misure più significative sono la distanza dal filo a piombo con C7 (settima vertebra cervicale) e con L3 (terza vertebra lombare). Questa somma, che viene definitaindice sagittale, deve essere inferiore a 95 millimetri. Vengono poi valutate la mobilità vertebrale in estensione, la tensione e la lunghezza delle catene muscolari correlate al mantenimento della forma della colonna, la forza dei muscoli di sostegno della colonna e la funzionalità del cingolo scapolare. Tutti questi parametri orienteranno la scelta terapeutica.
DORSO CURVO: LA CURA E LE TERAPIE
Nelle ipercifosi in cui la mobilità è conservata e la funzionalità non è compromessa, l’approccio tenderà ad orientarsi verso piani di esercizi volti all’acquisizione di una migliore efficienza posturale; nei casi, invece, in cui si associ una rigidità di un certo grado o si riscontrino segni radiografici di sofferenza vertebrale e tendenza alla deformazione dei corpi vertebrali, la scelta potrà ricadere sull’impiego di un corsetto ortopedico abbinato agli esercizi.
Gli obiettivi del trattamento sono:
- ottenere una buona mobilità della struttura
- insegnare al soggetto l’autocorrezione, ovvero fargli acquisire e rendere via via sempre più spontanea la capacità di mantenere un raddrizzamento, integrandola nelle attività della vita quotidiana
- migliorare la forza dei muscoli di sostegno della colonna
Il piano terapeutico viene strutturato dai nostri terapisti durante la prima seduta di valutazione; esso prevede una serie di esercizi estremamente individualizzati da svolgere con frequenza variabile, in base all’entità e alla rigidità della curva. Ogni circa 3 mesi si rivaluta il soggetto e si cambia il piano di esercizi adattandolo ai risultati raggiunti. Gli esercizi e l’eventuale utilizzo di un corsetto sono elementi fondamentali per permettere alla colonna vertebrale di ritrovare tutte le condizioni utili alla correzione; tuttavia, è importante sapere che rappresentano solo un pezzo del percorso verso il miglioramento: un buon risultato, in termini sia estetici sia di dolore, può essere raggiunto solo se le nuove competenze posturali vengono trasferite nella vita quotidiana, ossia se il ragazzo/a arriva pian piano a modificare le proprie abitudini e i propri atteggiamenti abituali.